Storia dell’Olivicoltura in Italia: Dalle Origini ai Giorni Nostri
Le Regioni Olivicole Italiane: Un Viaggio tra Sapori e Tradizioni
Toscana: La Terra del Frantoio e del Leccino
Liguria: La Patria della Taggiasca
Puglia: Il Regno della Coratina e dell’Ogliarola
Sicilia: Nocellara del Belice e Tonda Iblea
Umbria: Moraiolo e Dolce Agogia
Cultivar Rare e Autoctone: Tesori Nascosti dell’Olivicoltura
Oltre alle cultivar più conosciute e diffuse, l’Italia custodisce un patrimonio inestimabile di varietà di olive meno note, spesso definite rare o autoctone, limitate a specifiche aree geografiche[1, 126, 127]. Questi tesori nascosti rappresentano una componente fondamentale della biodiversità olivicola nazionale e sono oggetto di crescenti sforzi di recupero e valorizzazione[127]. La Ravece, una cultivar campana, ne è un esempio emblematico[1, 128].
La Ravece campana: una varietà in via di riscoperta
La Ravece è una cultivar originaria delle aree interne e montane della Campania, in particolare l’Irpinia[130]. Per lungo tempo trascurata a favore di cultivar più produttive, questa oliva rara sta vivendo una fase di riscoperta grazie all’impegno di produttori locali e istituzioni[1, 131, 132]. La Ravece si distingue per le sue caratteristiche organolettiche uniche: l’olio che se ne ottiene è tipicamente un fruttato intenso, con spiccate note erbacee (pomodoro verde) e un interessante profilo amaro e piccante, con sentori di mandorla e spezie[133]. È inoltre apprezzata per la sua rusticità e capacità di adattamento agli ambienti collinari e montani, una qualità preziosa nell’attuale contesto dei cambiamenti climatici[134, 135].
Il recupero della Ravece si inserisce in un movimento più ampio volto alla tutela della straordinaria ricchezza di varietà olivicola italiana, che mira a preservare le cultivar autoctone (spesso olive locali) a rischio di erosione genetica[1, 136, 137]. Attraverso progetti di ricerca, promozione e creazione di piccole filiere locali, cultivar come la Ravece possono tornare a essere protagoniste, offrendo oli dal carattere unico e contribuendo a diversificare l’offerta olivicola nazionale[16, 138, 139]. Molti oli monovarietali nascono da queste riscoperte.
“La Ravece è una varietà rara e preziosa, un vero e proprio tesoro dell’olivicoltura campana. Il suo recupero e la sua valorizzazione sono fondamentali per preservare la biodiversità del nostro territorio.”[140]
Cultivar (Esempio Raro) | Regione di Origine | Caratteristiche dell’Olio (Esempio) |
---|---|---|
Ravece | Campania | Fruttato intenso, erbaceo (pomodoro), amaro/piccante, note mandorla/spezie |
[141]
La Ravece e altre cultivar simili dimostrano come la biodiversità dell’olivo in Italia sia un patrimonio da conoscere, tutelare e valorizzare[142]. Questi progetti contribuiscono a preservare l’unicità del paesaggio e della cultura olivicola nazionale[16, 143, 144].
Caratteristiche Organolettiche: Come Riconoscere le Diverse Cultivar
Le caratteristiche organolettiche dell’oliva e, di conseguenza, dell’olio extravergine di oliva che se ne ricava, sono la chiave per distinguere e apprezzare le diverse cultivar italiane[145]. Come già accennato, l’Italia vanta oltre 500 varietà di olivo, tra cui cultivar celebri come Frantoio, Leccino, cultivar Moraiolo, cultivar Pendolino, Coratina e Nocellara del Belice[17, 146].
Ogni varietà, o cultivar, possiede un profilo sensoriale specifico, determinato dal suo patrimonio genetico ma influenzato anche da fattori agronomici (terreno, clima, grado di maturazione dell’oliva alla raccolta) e tecnologici (tecniche di estrazione nel frantoio, conservazione)[17, 147]. L’analisi sensoriale permette di identificare le note distintive di fruttato (verde o maturo), amaro e piccante che caratterizzano ciascuna cultivar[17, 148].
Ad esempio, la Nocellara del Belice, varietà siciliana a duplice attitudine (olio e da mensa), si distingue per i frutti grandi e polposi e per un olio dal fruttato medio con sentori di pomodoro verde e mandorla, e un amaro e piccante equilibrati[17, 149]. La Biancolilla, altra cultivar siciliana, offre invece olive di media grandezza e un olio generalmente più delicato, dolce e fruttato, adatto sia come olio che come oliva da tavola[17, 149]. Alcune cultivar possono quindi avere usi diversi.
Cultivar | Caratteristiche dell’Olio (Profilo Indicativo) | Regione di Origine (Principale) |
---|---|---|
Frantoio | Fruttato medio-intenso, amaro/piccante equilibrati | Toscana |
Leccino | Fruttato delicato/medio, amaro/piccante contenuti | Toscana |
Coratina | Fruttato intenso, amaro/piccante marcati | Puglia |
Nocellara del Belice | Fruttato medio (pomodoro), amaro/piccante moderati | Sicilia |
Biancolilla | Fruttato leggero/medio (mandorla), dolce | Sicilia |
[150]
L’Italia possiede il maggior numero di cultivar di olivo al mondo, e questa biodiversità si traduce in una straordinaria gamma di oli extravergine di oliva, ognuno con una sua personalità[18, 151]. Un olio monovarietale, ottenuto da una singola cultivar, permette di apprezzarne appieno le caratteristiche specifiche, mentre i blend (miscele di oli da diverse cultivar) mirano a ottenere un equilibrio particolare[18, 152]. L’olio d’oliva italiano è un universo di sapori.
“La selezione della cultivar è fondamentale per la qualità dell’olio di oliva, poiché ogni varietà offre caratteristiche compositive, nutrizionali e sensoriali uniche, che contribuiscono alla distintività della cucina regionale.”[153]
Dall’Oliva all’Olio: Processi di Produzione e Influenza della Cultivar
La qualità intrinseca della cultivar impiegata incide per circa il 30% sulle caratteristiche finali dell’olio extravergine[19, 154]. Tuttavia, anche le fasi successive alla raccolta delle olive – ovvero i processi di trasformazione nel frantoio – sono determinanti per ottenere un olio di alta qualità[20, 155]. Le caratteristiche genetiche della varietà di oliva, il grado di maturazione al momento della raccolta, le tecniche di estrazione dell’olio, lo stoccaggio e l’eventuale filtrazione interagiscono nel definire il profilo del prodotto finale[20, 155].
Tecniche di raccolta specifiche per cultivar
Alcune cultivar beneficiano di tecniche di raccolta specifiche per preservarne al meglio le proprietà[19, 156]. Ad esempio, olive delicate o destinate a produrre oli molto fini potrebbero richiedere una raccolta manuale o con agevolatori poco invasivi. La sinergia tra scelta della cultivar, pratiche agronomiche e processi di lavorazione in frantoio è quindi essenziale per la produzione di olio eccellente[20, 157].
Come già detto, in Italia si contano oltre 538 varietà di olivo presenti utilizzate per la produzione di olio (ma alcune cultivar possono essere anche olive da mensa)[158]. Tra le principali cultivar italiane troviamo Leccino, Nocellara del Belice, Taggiasca, Casaliva, Coratina, Pisciottana, cultivar Moraiolo, Frantoio, Itrana, Carolea e Moresca, ognuna con un suo specifico contenuto in olio e profilo organolettico[159].
Cultivar | Regioni Principali | Caratteristiche dell’Olio (Indicative) |
---|---|---|
Leccino | Toscana, Umbria | Note fruttate, leggeri e armonici |
Nocellara del Belice | Sicilia | Sentori erbacei, amaro e piccante |
Taggiasca | Liguria | Delicato, fruttato, bassa acidità |
Coratina | Puglia | Intenso, amaro e piccante, ricco di polifenoli |
[160]
L’epoca di raccolta delle olive influenza molto il risultato: una raccolta troppo precoce può dare oli con note amare/piccanti eccessive; una raccolta tardiva produce un olio più dolce ma meno stabile e con meno profumi[20, 161]. Anche le tecniche di estrazione (pressione tradizionale vs centrifuga moderna) possono dare un olio diverso[162, 163]. La trasformazione in olio è un’arte.
“La sinergia tra cultivar, pratiche colturali e processi di lavorazione è fondamentale per ottenere oli extravergini di eccellenza.”[164]
Cultivar Italiane nel Mondo: Esportazione e Adattamento
Molte cultivar italiane, grazie alla loro qualità e adattabilità, hanno varcato i confini nazionali, diffondendo la cultura dell’olivo e dell’olio extravergine di oliva italiano nel mondo[21, 165]. Cultivar come Leccino, Frantoio e Coratina sono state piantate con successo in altri paesi mediterranei, ma anche in aree olivicole emergenti come California, Australia, Sud America e Sud Africa, dimostrando una buona capacità di adattamento a climi e terreni diversi[22, 165].
Storicamente, l’olivicoltura italiana si è basata sulla selezione e l’innesto di oleastri (olivi selvatici) con le migliori varietà locali[22, 166]. Prima della specializzazione colturale del secondo dopoguerra, la coltivazione era spesso promiscua, integrata con altre colture[22, 167]. Studi recenti, come quelli condotti su accessioni di olivo sarde trapiantate in Puglia, continuano ad analizzare le caratteristiche morfo-produttive delle diverse cultivar per valutarne l’adattabilità e il potenziale agronomico, anche in vista dell’intensificazione colturale (oliveti ad alta densità)[22, 168, 169, 170, 171, 172, 173].
Oggi, le cultivar italiane rappresentano circa il 40% delle varietà di olivo presenti nell’Unione Europea, con un valore economico significativo[21, 174]. L’olio di oliva extravergine italiano continua a conquistare i mercati globali, portando con sé un patrimonio di storia e sapori[175].
“L’olivicoltura italiana ha una lunga storia di sperimentazione e innovazione, con l’innesto degli oleastri con varietà selezionate per migliorare la produzione di olive.”[22, 176]
Nuove Frontiere dell’Esportazione
Sebbene la produzione italiana di olio d’oliva rappresenti circa il 15% del totale mondiale (dominato dalla Spagna), l’Italia è, insieme alla Spagna, il principale esportatore mondiale, coprendo circa il 20% dell’export globale[21, 177, 178]. Questa capacità di penetrazione sui mercati internazionali è dovuta all’alta reputazione qualitativa dell’olio italiano e all’adattabilità di molte cultivar italiane[179]. La ricerca e l’innovazione vivaistica, con lo sviluppo di tecniche di propagazione avanzate, supportano la diffusione internazionale delle piante di olivo italiane[23, 180, 181]. L’olivicoltura italiana, con le sue cultivar autoctone come protagoniste, continua così la sua espansione globale[182, 183].
Certificazioni DOP e IGP: Tutela e Valorizzazione delle Cultivar
Le certificazioni di Denominazione di Origine Protetta (DOP) e Indicazione Geografica Protetta (IGP) svolgono un ruolo fondamentale nella tutela e nella valorizzazione delle cultivar di oliva italiane e degli oli che ne derivano[184]. Questi marchi europei garantiscono al consumatore l’origine geografica e il rispetto di specifici metodi produttivi, contribuendo a preservare la straordinaria biodiversità dell’olivo nel nostro Paese[185]. L’Italia, come detto, vanta oltre 538 cultivar native registrate, una ricchezza di varietà unica[24, 186].
Il caso dell’Oliva di Gaeta DOP: storia e disciplinare
L’Oliva di Gaeta DOP è un esempio di come queste certificazioni proteggano prodotti legati a specifiche cultivar e territori[187]. Il disciplinare di produzione definisce le varietà ammesse (Itrana), l’area geografica, le tecniche di coltivazione e lavorazione, garantendone le caratteristiche uniche[188].
L’Italia conta circa 50 oli extravergine d’oliva certificati DOP o IGP, gestiti da Consorzi di Tutela che riuniscono migliaia di operatori[25, 189]. Tuttavia, la produzione certificata rappresenta ancora una quota minoritaria (circa 5%) della produzione di olio di oliva nazionale totale[24, 190]. C’è quindi un ampio potenziale di crescita per questi prodotti di eccellenza, che necessitano di essere maggiormente valorizzati e riconosciuti dai consumatori, anche per garantire una giusta remunerazione ai produttori[191, 192, 194]. È necessaria una maggiore consapevolezza del legame tra olio, territorio, storia e cultivar[193]. Solo così si può incrementare il valore dei migliori oli extravergine di oliva italiani certificati[194].
Indicatore | Valore (Circa) |
---|---|
Varietà di olive DOP/IGP in Italia | Oltre 500 (censite totali)[25] |
Oli extravergine d’oliva DOP/IGP in Italia | 50[26] |
Consorzi di tutela per oli DOP/IGP | 24[26] |
Operatori del settore olivicolo certificato | 23.500[26] |
Incidenza produzione DOP/IGP su totale nazionale | 5%[25] |
Maggiore produttore mondiale di olio d’oliva | Spagna (1,078 milioni tonn.)[25] |
[195]
“Una vera e propria trasformazione culturale è necessaria per garantire la certezza dell’origine dei prodotti DOP e IGP, evidenziando il legame con il territorio, la storia e l’unicità di ciascuna cultivar.”[196]
Olivicoltura Sostenibile: Preservare la Biodiversità delle Cultivar
Di fronte ai cambiamenti climatici e alle sfide ambientali, la sostenibilità diventa un tema centrale anche per l’olivicoltura italiana, specialmente per la conservazione della sua immensa biodiversità di cultivar autoctone[197, 198]. Sono nati diversi progetti volti al recupero e alla valorizzazione di varietà di olivo antiche o locali a rischio di estinzione[199, 200].
Progetti di recupero di antiche varietà olivicole
Enti di ricerca (come il CREA), associazioni di produttori e singole aziende stanno lavorando per reintrodurre e salvaguardare le cultivar storiche italiane[201, 202]. Queste iniziative sono fondamentali per mantenere viva la diversità genetica dell’olivo nel nostro Paese, che è leader mondiale in questo campo[202, 203].
Il Presidio degli Olivi secolari di Slow Food è un esempio virtuoso: promuove la coltivazione di alberi monumentali, tutelando non solo la biodiversità, ma anche il paesaggio e l’economia agricola di aree spesso marginali[204, 205]. Gli oliveti del Presidio seguono pratiche agronomiche sostenibili per prevenire l’erosione e valorizzare l’olio extravergine di oliva prodotto[206, 207]. L’obiettivo è sensibilizzare i consumatori sull’importanza di scegliere oli sostenibili e di alta qualità, che contribuiscano a proteggere l’ambiente[208, 209]. Il marchio del Presidio sugli oli prodotti ne aumenta la riconoscibilità[210]. Questi progetti evidenziano il legame profondo tra territorio, varietà delle olive e cultura locale[211], promuovendo un modello di olivicoltura sostenibile[212, 213].
Progetto (Esempio) | Obiettivo Principale | Risultati/Approcci (Esempio) |
---|---|---|
Progetto Oleario CREA | Favorire conoscenza dell’olio extravergine di oliva italiano, valorizzarne le specificità[27] | Valorizzare caratteristiche organolettiche, nutrizionali e gustative di ogni varietà[27] |
Presidio Olivi Secolari Slow Food | Promuovere coltivazione olivi secolari, tutelare paesaggio ed economia locale[28] | Adozione pratiche agronomiche sostenibili, sensibilizzazione consumatori[28] |
[214]
Attraverso questi sforzi, l’olivicoltura italiana si impegna a preservare la biodiversità delle sue cultivar e a promuovere un modello produttivo più sostenibile[215, 216, 217].
Il Futuro delle Cultivar Italiane: Ricerca e Innovazione
La tutela e lo sviluppo del vasto patrimonio di cultivar italiane passano necessariamente attraverso la ricerca scientifica e l’innovazione[218]. Centri di ricerca specializzati e aziende vivaistiche lavorano costantemente allo studio e al miglioramento genetico dell’olivo, con l’obiettivo di sviluppare nuove varietà di olivo[219]. Queste nuove cultivar devono rispondere a diverse esigenze: maggiore resistenza alle fitopatologie emergenti (come la Xylella) e ai cambiamenti climatici (siccità, eventi estremi), migliore adattabilità a sistemi di coltivazione moderni (es. alta densità) e mantenimento di elevati standard qualitativi per la produzione di olio[220].
La ricerca genetica (studi sul DNA, fenotipizzazione) è cruciale per selezionare piante con caratteristiche superiori[221, 222].
Nuove cultivar resistenti a cambiamenti climatici e parassiti
Le nuove cultivar ottenute tramite selezione o incrocio rappresentano una risorsa importante per il futuro dell’olivicoltura[30, 223]. Varietà come Lecciana® (incrocio Leccino x Arbosana), Olidia® o Arbequina (di origine spagnola ma diffusa internazionalmente) sono esempi di soluzioni sviluppate per rispondere alle nuove sfide agronomiche e ambientali[29, 224]. Queste innovazioni consentono all’olivicoltura italiana di guardare al futuro con maggiore fiducia, cercando di coniugare la preservazione della biodiversità delle cultivar autoctone con l’adozione di varietà più performanti e resilienti[30, 225].
FAQ – Domande Frequenti
Qual è l’importanza dell’olivo per l’Italia?
L’olivo è una coltura fondamentale per l’Italia, sia dal punto di vista economico e agricolo, sia paesaggistico e culturale[226]. L’Italia è tra i leader mondiali per produzione e consumo di olio d’oliva[227, 228].
Quante cultivar di olive esistono in Italia?
Si contano oltre 500 cultivar di olivo autoctone registrate in Italia, circa il 40% del patrimonio mondiale[229, 230]. Questa enorme varietà di cultivar è unica al mondo[230].
Quali sono le principali regioni olivicole italiane?
Le regioni a maggiore vocazione olivicola includono Puglia, Calabria, Sicilia, Toscana, Lazio, Campania, Umbria e Liguria, ma l’olivo è coltivato in quasi tutte le regioni[231].
Quali sono le cultivar più famose e diffuse in Italia?
Tra le cultivar più diffuse in Italia e conosciute ci sono Frantoio, Leccino, Coratina, Taggiasca, Nocellara del Belice e Moraiolo[233]. Queste sono tra le principali cultivar italiane.
Cosa rende uniche le cultivar italiane?
L’adattamento secolare ai diversi microclimi e terreni italiani ha conferito alle cultivar italiane caratteristiche uniche in termini di rusticità, produttività e profilo organolettico dell’olio[234, 235]. Molte sono tutelate da certificazioni DOP e IGP[235].
Qual è l’importanza delle denominazioni DOP e IGP per le cultivar italiane?
Le denominazioni DOP e IGP sono fondamentali per tutelare e valorizzare le cultivar legate a uno specifico territorio[237]. Garantiscono l’origine e il rispetto di metodi produttivi tradizionali, preservando la biodiversità e la qualità[238].
Quali sono gli sforzi per preservare la biodiversità delle cultivar italiane?
Esistono progetti di recupero e conservazione (es. banche del germoplasma) per varietà a rischio di estinzione[239]. Associazioni come Slow Food promuovono la tutela degli olivi secolari[240]. L’obiettivo è proteggere la ricchezza di varietà dell’olivo italiano[241].
Quali sono le innovazioni per il futuro delle cultivar italiane?
La ricerca si concentra sullo sviluppo di nuove varietà di olivo più resistenti a stress climatici (siccità) e malattie (Xylella) e adatte a sistemi di coltivazione moderni[243, 244]. L’obiettivo è garantire una produzione di olio sostenibile e di qualità nel lungo termine[245].
Link alle fonti
- Le cultivar italiane di olive: un mondo che non smette mai di stupire – https://www.brumi.it/en/cultivar-italiane-olive-mondo-smette-mai-stupire/
- L’evoluzione globale dell’olivicoltura – https://www.georgofili.it/download/683.pdf
- Cultivar e regioni, scoprire i sapori dei territori | Il Grand Food – https://ilgrandfood.it/cultivar-e-regioni-scoprire-i-sapori-dei-territori/
- Segreti dell’olio di oliva extravergine: le eccellenze delle regioni italiane – ITOLIO, solo olio italiano – https://itolio.it/segreti-dellolio-di-oliva-extravergine-le-eccellenze-delle-regioni-italiane/
- CULTIVAR: VARIETÀ DI OLIVE A CONFRONTO — Patrimonio italiano! – https://tholos-alcantara.com/cultivar-olive-a-confronto/
- Resa in olio, ecco le cultivar più produttive. Regione per regione – https://agronotizie.imagelinenetwork.com/agronomia/2021/12/10/resa-in-olio-ecco-le-cultivar-piu-produttive-regione-per-regione/73470
- Olio toscano, qualità ed eccellenza extravergine – OlivYou Magazine – https://magazine.olivyou.com/gli-oli-della-toscana/
- Oliva taggiasca – https://it.wikipedia.org/wiki/Oliva_taggiasca
- Esegesi della Taggiasca: cultivar di olivo, ligure occidentale, da olio e da mensa | LIGURIA FOOD – https://www.liguriafood.it/2018/07/20/esegesi-della-taggiasca-cultivar-olivo-ligure-occidentale-olio-mensa/
- L’olio pugliese: un’eccellenza italiana – OlivYou Magazine – https://magazine.olivyou.com/l-olio-pugliese-un-eccellenza-italiana/
- L’Olio Pugliese, il pregiato Extra Vergine d’Oliva preferito dagli Italiani – https://www.turismovieste.it/oliopugliese/
- Varietà di Olive da Olio italiane: viaggio nelle Cultivar – https://www.sapordolio.com/blog/cultivar-e-varieta-di-olive-da-olio-italiane-n7
- Trentacinque cultivar di Olivo in Sicilia. Principali caratteristiche e diffusione – BRUMI – https://www.brumi.it/en/le-cultivar-di-olivo-in-sicilia/
- Dolce agogia – OlivYou Magazine – https://magazine.olivyou.com/dolce-agogia/
- Tipi Di Olive, le Più Diffuse In Italia – https://contedoro.com/tipi-di-olive-le-piu-diffuse-in-italia/
- Gli Artigiani e Piccoli Produttori e Gastronomie locali che collaborano con Foodoteka – http://foodoteka.com/botteghe
- Come Riconoscere le Varietà di Olivo | Angimbe Agricola Bioetica – https://olioangimbe.it/blogs/notizie/come-riconoscere-le-varieta-di-olivo
- Come riconoscere le varietà di olivo e di cultivar | Fratelli Carli – https://www.oliocarli.it/magazine/segreti-di-qualita/come-riconoscere-le-varieta-di-olivo
- Seminario “L’Olio Extravergine di Oliva” Relatore Zangari Dott. Agr. Aldo – https://www.oliosaccomani.it/blog-olio-di-oliva/seminario-lolio-extravergine-di-oliva-relatore-zangari-dott-agr-aldo/
- Impaginato Italus Hortus – https://iris.unipa.it/retrieve/279e4c1e-5dfa-4294-a5af-9979f59fc596/10447_58063.pdf
- Ismea_Quaderno Tematico 3 – Olio biologico – https://www.sinab.it/sites/default/files/share/SINAB_Quaderno tematico-La Filiera olivicola biologica.pdf
- PDF – https://tesi.univpm.it/retrieve/a59b756a-eaed-44d2-8962-c536e1e0f3ff/Tesi Pacilli Costantino Mario.pdf
- Produrre olivo per micropropagazione – Olivo e Olio – https://olivoeolio.edagricole.it/ricerca-scientifica/micropropagazione-olivo-in-vitro/
- Olio extravergine di oliva DOP e IGP: le tutele per il consumatore – https://www.teatronaturale.it/strettamente-tecnico/l-arca-olearia/42785-olio-extravergine-di-oliva-dop-e-igp-le-tutele-per-il-consumatore.htm
- Qualivita: “DOP IGP unico contrasto all’ibericizzazione dell’olivicoltura italiana” :: Fondazione Qualivita – https://www.qualivita.it/news/qualivita-dop-igp-unico-contrasto-allibericizzazione-dellolivicoltura-italiana/
- La produzione certificata di olio Dop Igp italiano equivale al 5% del totale nazionale – https://winenews.it/it/la-produzione-certificata-di-olio-dop-igp-italiano-equivale-al-5-del-totale-nazionale_527184/
- La cultura dell’olio – https://oleario.crea.gov.it/la-cultura-dellolio/
- Il nuovo Presidio degli olivi secolari – https://www.slowfood.it/il-nuovo-presidio-degli-olivi-secolari-difende-qualita-biodiversita-cultura-ambiente/
- Olivicoltura superintensiva, come va in Italia? – Olivo e Olio – https://olivoeolio.edagricole.it/oliveto-e-frantoio/olivicoltura-superintensiva-come-va-in-italia/
- Un’olivicoltura più imprenditoriale si può fare – https://agronotizie.imagelinenetwork.com/agronomia/2024/06/11/un-olivicoltura-piu-imprenditoriale-si-puo-fare/84058